Immagine generata con Adobe Firefly
Questa newsletter non era prevista. Ne avevo programmata un’altra, ma da mesi la mia community si sta popolando di persone over 40 e 50, con un forte bisogno di orientamento e consigli di carriera.
Per certi versi anche più spaventati e ingenui dei giovanissimi, mi hanno fatto rendere conto di una cosa: di loro non parla nessuno.
I GenZ sono oggi al centro della scena mediatica. Hanno buona dimestichezza con i device digitali e, consapevoli o meno, un’idea di personal branding.
Al contrario, la generazione della quale parlavo sopra, principalmente GenX, è praticamente invisibile, offline e online. Non sono ancora in pensione come i Boomer, eppure nessuno ne parla.
Sono i genitori della GenZ. L’allungamento della vita lavorativa li ha portati a essere ancora nel pieno della propria attività, ma con nuove domande in testa.
In passato, la loro carriera era più lineare: studio, lavoro, stabilità. Cambiare era visto come una rinuncia.
Nessuno li ha spinti a esplorare, formarsi, immaginare percorsi alternativi.
Non credo si siano fatti troppe domande all’inizio della carriera. Il lavoro era, per lo più, un dovere e un mezzo per il mutuo, la famiglia, le vacanze, la station wagon. Oppure qualcosa che si portava avanti accanto a incombenze familiari imposte o difficili da delegare.
Oggi, tra motivazioni da social (“se vuoi, puoi” “lavora da casa e diventa imprenditrice di te stessa”), aziende che chiudono o si fondono e l’AI che ridisegna ruoli e competenze, anche chi non si è mai posto domande si ritrova a chiedersi:
“E se mi rimettessi in gioco?”
Per altri, la domanda è obbligata: la ricerca di lavoro è una necessità perché, senza tanti giri di parole, sono stati buttati fuori.
✨Questa newsletter è per loro (e magari anche per tua mamma o tuo papà).
E parte dalle frasi che sento più spesso.
“Faccio un po’ di tutto… ma non so che lavoro potrei fare”
Ma quante persone iniziano così, quando chiedo loro: “Okay, vuoi cambiare. Ma cosa vuoi fare?” Tipico di quando si è molto in uno stesso posto e si sviluppano routine di lavoro. Oppure di chi ha fatto un po’ di tutto: ha spesso esperienze diverse, apparentemente disordinate.
Ma invece di guardare male al nostro passato, quest’approccio generalista potrebbe essere una risorsa.
Il mondo del lavoro oggi ha bisogno di persone che sappiano integrare saperi, muoversi tra contesti e connettere competenze (e già l’Harvard Business Review lo ricordava nel 2018).
Le aziende (soprattutto le PMI) cercano versatilità, autonomia, visione d’insieme.
Nei lavori freelance, digitali o progettuali, “saper cambiare cappello” è un valore.
Un generalista consapevole è spesso il collante che manca tra competenze troppo rigide.
Questa è la parte bella. Nella pratica, non ti devi addormentare e pensarti solo nelle tue 9-18.
Qua bisogna isolare le varie competenze e puntare la direzione dove vorresti andare.
So che non può essere semplice. Ma almeno provaci. Ho qui sotto un piccolo esercizio.
🔹Esercizio: la tua mappa delle competenze nascoste
Prenditi 30 - 40 minuti, carta e penna. Dividi il foglio in tre colonne:
Cosa ho fatto
Scrivi tutte le attività che hai svolto negli anni, anche quelle fuori dal lavoro (organizzare viaggi, aiutare amici, tenere la contabilità di casa, gestire un gruppo, fare da tramite tra persone…). Più concreto è l’esempio, meglio è.Cosa mi riesce bene
Per ogni attività, chiediti: cosa ti riconoscono di valido? cosa ho fatto bene? In cosa sono stato utile? Che competenza c’è dietro? Chiedi anche agli altri se non è chiaro. (es: organizzare = pianificazione; aiutare gli altri = ascolto attivo…)Cosa mi dà energia
Segna con un asterisco le attività che ti danno soddisfazione o energia. Questo è un segnale forte: lì ci sono indizi su cosa potresti voler fare di più.
Poi rileggi tutto: emergono competenze? Temi ricorrenti? Desideri da coltivare?
“Il mio CV è fermo a 20 anni fa”
Il punto non è aggiornare un documento vecchio: è raccontare chi sei oggi e dove vuoi andare, non solo dove sei stato.
🔹Esercizio: dalla mappa al tuo profilo professionale
Rileggi la tua mappa: evidenzia competenze chiave, momenti di efficacia, interessi.
Rispondi a tre domande:
Chi sono oggi, professionalmente?
Cosa so fare bene e voglio continuare a fare?
Dove voglio andare?
Scrivi un paragrafo di 6–8 righe che racconti tutto questo. Potrà diventare:
L’apertura del tuo CV
L’inizio di una mail di candidatura
Il tuo pitch su LinkedIn o in un colloquio
Cura TANTO la forma del CV
Perché comunica anch’essa qualcosa.
Ti fa arrabbiare questo? Perché hai letto il post su LinkedIn dove si dice “Non siamo grafici. Il vero talento lo leggi anche su un tovagliolino da bar”?
Ecco, bella frase acchiappa like. Ma la realtà è che è difficile, veramente difficile, far arrivare la qualità del tuo profilo o anche capire solo quello che vuoi se il tuo CV è ancora Europass 2003 oppure un word disordinato.
Un layout confuso comunica trascuratezza.
Prova Canva (ha i layout gratis): il profilo che hai appena scritto in alto, subito sotto solo le esperienze più rilevanti (non tutte, no!), formazione essenziale, competenze e contatti.
Un facciata e mezzo, massimo.
Sì anche se hai 30 anni di carriera.
Tanto il resto non lo leggono.
“Dove trovo lavoro?”
"Io non mi ricordo più”. “Io non so dove iniziare” “Le agenzie del lavoro? Ma poi non mi richiamano.” “Non ho mai avuto bisogno di un CV”. Le affermazioni più comuni di persone che aprono magari LinkedIn e si beccano i post del guru di turno a venderti il sogno (o il corso).
Ma andiamo con ordine.
Certo, ci sono i portali: LinkedIn, InfoJobs, Indeed, portali locali. Ma candidarsi in massa non serve o non basta. Anzi è il miglior modo per alimentare la frustrazione. I canali dei portali sono abbastanza freddi, mandi e speri che qualcosa accada.
Cerca anche canali attivi:
Racconta cosa cerchi a colleghi, ex clienti, amici. Il passaparola è super potente e fa scoprire molte opportunità. Secondo questa statistica INAPP, in dieci anni ha generato il 56% dell’occupazione.
Usa strumenti pubblici come il Programma GOL – Garanzia Occupabilità Lavoratori, che offre percorsi gratuiti di orientamento, formazione e reinserimento per chi non lavora (16–65 anni).
Sento tanti che ne parlano male. Qua ti dico la mia. A volte mi sembra che ci sia uno scollamento tra le aspettative e quello che il programma offre: sono infatti politiche attive al lavoro.
Nessuno cerca o fa i colloqui per te.
O ti chiama autonomamente per segnalarti opportunità.
Tuttavia ti affiancano professionisti per migliorare le tue competenze, rispondere ai tuoi dubbi, comprenderle e comunicarle al meglio. Dall’altra, anche l’ente al quale ti riferisci fa la differenza. Raccogliere delle recensioni, guardare online qual è la loro attività, può farti capire chi sarà al tuo fianco
“Ma posso davvero cambiare carriera a 40 - 50 anni?”
Sì, ma serve realismo.
Per ruoli più operativi o middle management, le aziende tendono a preferire i giovani, considerati più adattabili, con meno vincoli e -ahimé- anche pagabili meno.
In realtà, a conti fatti con la realtà di oggi dove un giovane vuole cambiare spesso, è meno devoto ma vuole un significato al suo agito, una persona più adulta potrebbe essere la scelta giusta perché assicura fedeltà, responsabilità e autonomia.
La differenza come sempre la fa l’individuo:
Alcuni contesti cercano proprio figure affidabili, mature, pratiche.
Se uno si dimostra poco consapevole del mercato e delle proprie competenze o impatto generato, ecco, diventa più difficile preferire un senior. Una formazione mirata e un nuovo modo di raccontare le cose possono aiutare.
Se vuoi cambiare drasticamente carriera, o cerchi il lavoro da fare da casa, con i tuoi tempi e ritmi, scappa da chi vende corsi o metodi miracolosi, ma cerca di capire veramente se hai relazioni o competenze vendibili in tal senso. La carriera da libera professionista è, questo caso, quella più adatta alle tue esigenze.
“I corsi mi hanno stufato. Non servono a nulla. Solo pezzi di carta”
Capisco la delusione. Ma non tutti i corsi sono inutili.
I corsi Formatemp sono gratuiti, finanziati dalle agenzie per il lavoro, pensati con le aziende, spesso con sbocchi concreti. Ne segnalo spesso on-line. Secondo me quelli di Abea formazione per esempio sono ottimi.
I percorsi IFTS e ITS uniscono teoria, stage e collaborazione con le imprese, in settori come turismo, meccanica, logistica, marketing digitale. Ho collaborato con diversi in tutta Italia. Su Milano per esempio ora sto collaborando con Galdus Formazione.
Non è questione di raccogliere certificati, ma di scegliere percorsi concreti (qua Fastweb Digital Academy, Go Generali, Coursera, LinkedIn Learning) e allineati al mercato … o ai concorsi pubblici. Anche quelli, per la gran parte non hanno limiti di età.
In chiusura
Due domande che anche io mi faccio spesso.
Come sto oggi?
Dove sto andando?
E da lì:
Mi piace questo?
Posso fare qualcosa per cambiare?
Questo mi aiuta a definire il prossimo passo. Perché una cosa bella del mondo del lavoro di oggi è data anche da questa possibilità di racconto di se stessi e di esplorazione.
E ogni esplorazione inizia da uno sguardo sincero su ciò che sai, su ciò che vuoi, e su ciò che sei diventato.
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✨Contenuti
“In ufficio diminuisce l’ansia ma aumenta la frustrazione” da Il Sole 24 ORE.
“Ancora 123 anni per raggiungere la parità di genere” da Il Sole 24 ORE.
“Come si legge la busta paga” da Il Post
“Generazioni a confronto. La tecnologia come leva d’inclusione in azienda” da Harvard Business Review Italia
✨Eventi
IL MIO EVENTO CON IL CORRIERE Questa è quasi da non credere ma il Corriere della Sera - Economia mi ha invitato per un evento dedicato a lavoro e orientamento presso SIAM Milano. Il 18 Giugno alle 14.00.
IL MIO PRIMO EVENTO ALL’ESTERO! Beyond 25 - Tra pubblico e privato: cosa scegliere? Lunedì 23 a Bruxelles assieme a Gaia Pellegrini (SMM Parlamento Europeo) e Benedetta Scuderi, Europarlamentare. Ora Sold out ma tieni d’occhio perché qualche posto si libererà in vista dell’evento.
Tuffati nel mondo del lavoro evento per ragazzi di orientamento al lavoro a Milano presso The Seed (zona cinque giornate), il 19 giugno alle 18:30.
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