Immagine generata con Adobe Firefly
Sono appena tornata da una fila di eventi che mi ha portato in giro per l’Italia a parlare di lavoro con tante persone molto più giovani di me.
Sì, praticamente e potenzialmente, miei figli.
Temo soprattutto i liceali, abbastanza grandi per disinteressarsi ma ancora troppo giovani per sentire la pressione del mondo del lavoro
Di solito, quando devo parlare con loro inizio con una domanda che mi serve anche per tarare il taglio della mia trattazione:
“Cosa ti viene in mente quando pensi alla parola lavoro?”
“SOLDI, FATICA E COSTRIZIONE”
E’ stata la risposta e, al di là delle battute, mi fa riflettere.
Perché parliamo di persone che mediamente andranno all’Università, faranno esperienze all’Estero, potranno godere di un certo benessere e non dei mezzadri del 1850.
Qui ho avvertito il segno dei tempi (sì leggi mi sono sentita vecchia) perché, quando loro nascevano e io avevo pressappoco quell’età, avrei risposto che il lavoro era per me autonomia, rispetto e finalmente avere un posto nel mondo.
EUDEMONIA
Cosa vedono del lavoro questi ragazze/i?
Per un attimo, da un lato, mi sono immaginata la versione abbastanza noiosa portata dai genitori. Una vita routinaria, fatta di certezze ma anche di immobilità, condita con un bel po’ di malumore. Persone che magari non si sono mai fatte tante domande sul proprio lavoro, ci si sono trovate e rimaste là. Generalizzo e tanto. Lo so.
Dall’altra la versione dei (social) media: una costante esposizione a modelli di successo e gratificazione immediata. Incertezza o tentennamenti non sono accettati, le carriere ben viste sono solo alcune.
Oppure una versione mediatica alternativa che segue l’algoritmo e per creare tanto hype descrive il lavoro in termini di denuncia o polemica.
Dov'è finita l'idea del lavoro come un'opportunità di crescita personale e realizzazione?
L’aristotelica Eudemonia ovvero la felicità come risultante del proprio operato che è il contrario dell’Edonia, il piacere effimero che viene dall’immediato.
L’ETERNO PRESENTE
In un'epoca di grande incertezza e accesso immediato all'informazione, siamo spesso sopraffatti e infelici. Costantemente portati a misurarci sul qui ed ora, giungere a conclusioni e fare bilanci perché il futuro non lo vediamo o non lo sappiamo attendere.
Ma che cos’è più importante per me in questo momento?
Questa è la domanda che dovremmo porci ogni qual volta ci sentiamo inadeguati/e.
La risposta sarà la cosa alla quale non dovremo/potremo rinunciare e che dovrà guidare le nostre scelte: corrette perché le migliori al momento.
NON ESISTONO SCELTE SBAGLIATE
In un TedX molto interessante che ti consiglio, l’autrice parla di come le scelte più difficili lo siano proprio perché non c’è un’alternativa errata: ognuna è possibile e valida.
Sceglierne una, sarà affermare una parte di sé e di certo non un errore.
IL METEORITE
Il futuro non lo vedo ma lo avverto costantemente in una parte dei miei pensieri che mi ricordano “Potrebbe crollare tutto da un momento all’altro”.
Due anni che lavoro in proprio e l’ansia del meteorite, come sono solita chiamarla, non mi abbandona.
Sia chiaro, ho sempre sofferto di paura di perdere il controllo sulla mia vita e quindi questa non è che un’ennesima variante del disagio.
Tuttavia, ora che produco contenuti sui social, sono costantemente circondata da paragoni, modelli o persone che sembrano più brillanti di me.
L’ultima ansia? Quella di dovermi creare un business mio.
Perché -vero- lo fanno tutti e se no come si fa a far rimanere le entrate stabili?
Ma a me cosa piace fare?
Mi sono chiesta più e più volte.
A me piace produrre contenuti, aiutare le persone con questi, fare docenze, lavorare su progetti aziendali ma no, non fare l’imprenditrice. Non così da sola, almeno.
Quindi sì, riportare al centro noi stessi e quello che ci piace fare dovrebbe essere la strada da percorrere quando dobbiamo prendere delle scelte difficili.
UN IMPEGNO
Magari come media dovremmo impegnarci di più ogni tanto a lasciare da parte l’hype e a raccontare ai più giovani che:
🔹La formazione non è mai stata così accessibile come in questi anni.
🔹Tanti mestieri sorgeranno tra 10-15 anni, tanto che decidere ora cosa fare delle vita è impossibile.
🔹I lavori non solo si accettano ma si creano (e qui io ne so qualcosa).
🔹Viviamo in un'epoca dove non si è destinati per forza a fare il mestiere dei nostri genitori.
🔹Le competenze avranno gradualmente più valore dei titoli.
🔹Puoi chiedere aiuto se ti senti disorientato/a.
🔹Il lavoro ideale è quello che si adatta al tuo stile di vita che alla fine deve piacere solo a te.
Qual è la tua fonte di speranza e di motivazione?

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