Una scelta dettata non solo dalle paure moderne
Sto scrivendo questo testo il 14 Maggio, proprio il giorno della festa della mamma, è in onore di questa ricorrenza che ho deciso di dedicare la newsletter a questa tematica molto calda cercando di rispondere al quesito: “Quanto ci fa paura avere figli?”
Iniziamo.
Non serve aver fatto una rassegna stampa approfondita per aver trovato la notizia (diramata dall’ISTAT) sul fatto che nel 2022 i nati sono scesi, per la prima volta dall'unità d'Italia, sotto la soglia delle 400mila unità. Dal 2008, ultimo anno in cui si registrò un aumento delle nascite, il calo è di circa 184mila nati, di cui circa 27mila concentrate dal 2019 in avanti.
Parallelamente alla diminuzione delle nascite aumenta pure l’età del primo figlio (da 31,4 anni nel 2013 a 32,4 anni nel 2021) con conseguente anche calo delle donne in età fertile. Ma quello che merita di essere sottolineato, arriva dalla ricerca commissionata da Amazon a SWG in occasione della Giornata internazionale della donna 2023, “Madri, padri, lavoro, generazioni. Indagine sulla percezione dei cambiamenti nel lavoro e nei ruoli di padre e madre tra le diverse generazioni”.
La quota di donne che non hanno figli e non pensano di averne in futuro è in netta crescita da una generazione all’altra: quasi 4 under 34 su 10 dichiarano di non essere interessate a fare figli, un dato doppio rispetto alle generazioni precedenti, in particolare alle over 55 che dichiarano avere più di un figlio.
Cosa è successo nel frattempo?
La ricerca specifica che non si tratta solamente di motivi economici, il classico “non me lo posso permettere”, ma anche di scegliere la persona adatta per condividere questo progetto con annesso anche il timore per gli effetti sulla propria carriera.
Una volta la maternità era intesa come l’unico “business” della donna, ma oggi - potremmo dire anche per fortuna - non è più l’unica condizione nella quale una donna possa realizzarsi.
Mi rivedo molto in questi dati.
Non credo sia solo una mera questione di egoismo se decidi di non fare figli, quanto il comprendere che non avresti modo di gestire con responsabilità un impegno così grande.
Ho avuto mio figlio nel 2019 a 37 anni compiuti e, se non avesse deciso lui di arrivare subito, una settimana sì e l’altra pure, avrei ancora dei dubbi a intraprendere questo viaggio.
Avevo paura, quella paura che nasce dalla consapevolezza che fosse qualcosa di più grande di me, ed in effetti è stato proprio così.
Poco è stato di quella visione romantica che ti propongo, di più è stato come sentirsi rimessa in discussione da capo a piedi.
Il prima e il dopo la nascita di mio figlio oggi sono divisi come da uno spartiacque; quando penso ai ricordi degli anni precedenti mi sembrano quasi appartenenti ad un’altra persona. Ripeto: ovviamente sono esperienze personali.
La sua nascita mi ha cambiata: sono diventata insofferente alle convenzioni, ho lasciato da parte le apparenze e mi sono buttata.
Da lì ho aperto il mio TikTok e tra i primi, ho inizio a parlare di lavoro quando i social erano visti solo come canali per parlare di frivolezze; ho anche lasciato un ruolo in azienda che non mi rispecchiava per crearne uno tutto mio. Ma tanto sono brillante nel mio professionale, quanto invece annaspo in quello materno.
La mia storia non è una soluzione universale, ma dal mio punto di vista credo che una chiave per migliorare questa nostra condizione di madri lavoratrici è non parlare di maternità ma di “genitorialità”.
Il modello ideale sarebbe quello di condividere in maniera più equa i compiti tra i genitori e società, perché tutto è delegabile tranne una gravidanza.
Educare tutti i padri all’utilizzo dei congedi parentali, educare le suocere (e vicinato in genere) più restie a non imputare le attività di accudimento solo alle donne, educare la società e le aziende a fornire dei servizi che possano aiutare le nascenti famiglie (sgravi fiscali, flessibilità, lavoro remoto, asili nido ) a prendere questa decisione in maniera serena invece di proclami basati sul rigore e la minaccia.
Un figlio nasce da una madre ma è parte di una famiglia che è parte di una società.
Parliamo sempre più spesso di circolarità: perché ce ne dimentichiamo in questo caso?
Vi segnalo quelli che a mio avviso sono i punti di attenzione più importanti sollevati dalla ricerca Amazon SWG:
Estensione del congedo parentale retribuito rispetto a quello previsto per legge: oltre un’italiana su due (54%) pensa sia un’azione importante che il datore di lavoro può implementare;
Per quasi l’80% delle intervistate, un aiuto effettivo nella gestione della maternità arriva dai parenti, solo il 31% vede un supporto concreto nel welfare pubblico;
L’83% delle donne ritiene sia importante ricevere un aiuto dal datore di lavoro per affrontare al meglio la maternità;
Il 37% delle donne under 34 dichiara di non essere intenzionata ad avere figli.
Ce n’è di strada da fare, che ne dite?
Chiedi alla Zia!
Ogni mese rispondo qui a tre domande che mi sono state fatte sui social.
Scrivimi anche tu i tuoi dubbi!
🧭 Dilemmi post-laurea
Matteo: “Ho paura che entrare all'inizio della mia carriera in una start up o in una piccola azienda renda poi molto più difficile l'inserimento nelle grandi aziende.C'è questa possibilità in modo consistente oppure no? E cosa si potrebbe fare in merito per innalzare le possibilità di essere considerati dalle grandi aziende?”
Meglio un’azienda piccola o una grande? La risposta anche qui è “dipende”, da come sei tu. In un’azienda piccola avrai la possibilità di essere coinvolto in tante attività ma il rischio è quello di avere un metodo un po’ troppo lasciato al caso e risorse limitate quando si tratta di investimenti. Viceversa l’azienda grande risulta più strutturata, con processi e ruoli definiti. Il rischio? Quello di sentirsi una pedina nel mucchio e avere meno possibilità di emergere, soprattutto all’inizio. Questo a grandi linee.
Altro punto: è impossibile passare da azienda piccole a grandi? Anche qui dipende e in questo caso dalla durata della tua esperienza e dal ruolo. Pochi mesi di stage non ti definiscono mentre diversi anni posso iniziare a definire il tuo profilo professionale. Un ruolo raro e ricercato (ad esempio data analyst, sviluppatore software ecc.) potrà avere più possibilità di passaggio mentre un ruolo molto dipendente dal mercato e dal prodotto (ad esempio Sales, Marketing ecc) -ahimé- rischia di rimanere più settoralizzato.
Il mio consiglio? Provare le esperienze senza mettere le mani avanti per capire se ne vale la pena continuare o meno in un tempo di circa 6 mesi. Valorizzare la propria formazione e, nel caso, investire in un nuovi percorsi di studio per allineare il profilo alle richieste dell’azienda.
Martina: “27 anni, un lavoro in finance che mi paga bene e mi piace molto, una bella laurea in economia. In realtà io volevo fare lettere: venivo dal classico e amavo la letteratura. La mia professoressa di latino (amatissima) mi disse di lasciare perdere, a meno di voler fare la precaria a vita. L'ho ascoltata, ho pianto amaramente su tutti gli esami pieni di matematica ma alla fine eccomi qua, non precaria! Tuttavia resta il dubbio "e se avessi seguito il cuore?"
La riflessione è questa: davvero con la cultura non si mangia? Se così fosse, che cosa ne facciamo di chi si occupa della bellezza, dell'arte, della cultura, dei musei?
Dobbiamo essere tutti ingegneri economisti e programmatori? Come restituire dignità alle materie umanistiche, bellissime anche nella loro minore pragmaticità?”
Discorso ampio e complesso. Non vorrei scontentare nessuno ma per me il discorso su “fare un lavoro che si basi sulle tue passioni” è sopravvalutato. Non è detto che le nostre passioni siano qualcosa da coltivare in un lavoro e né è detto che dobbiamo escluderle dalla nostra vita se si inizia a fare altro come professione. Nel mio libro ho trattato questo argomento e ti riporto uno schema la “mappa delle priorità” che mi aiuta a spiegarmi meglio.
Gli obiettivi possibili sono quelli dove le nostre competenze, valori e sogni incontrano i sacrifici che vogliamo o non vogliamo fare: magari nel tuo caso la priorità era quella di trovare una stabilità lavorativa, un percorso di carriera ben definito ma questo non vuol dire che hai cancellato le tue passioni. Potrai coltivarle in altro modo: informandoti, scrivendo saltuariamente per un rivista, partecipando a corsi oppure facendo divulgazione.
Relativamente al futuro in mano agli ingegneri, chi è stato con me al Festival Universitario del 13 Maggio sa come la penso. Citando ricerche, come per esempio quella di Pearson, Manpower e EY, il futuro sarà anche in mano delle professioni che girano attorno alla persone e al suo equilibrio quindi via libera a psicologi, esperti di formazione, orientamento, counselor, professioni dei servizi del benessere, logopedisti, terapeuti occupazionali ecc…
A supporto cito anche l’articolo di Giovanna Cosenza su Startup Italia dove precisa come le soft skills derivanti dalle lauree umanistiche saranno le più ricercate dalle aziende.
🚨 Domande scomode
Maria Sofia: “A luglio mi scade il contratto (di stage) e io vorrei buttarmi in altro, che non so cosa sia, ma ho bisogno di trovarlo. Sto mandando CV su LinkedIn e tramite altri siti (Indeed, ecc) in ruoli simili al mio solo perché non posso campare con 600 euro. Come fare una candidatura semplice dignitosa se vengo da tutt’altro ambito e non ho esperienza? Per esempio, sono incuriosita del mondo degli eventi, di cui appunto non ho nessunissima esperienza, vorrei mandare delle mail per candidarmi ma fatico ad essere ‘credibile’. Hai un consiglio da darmi?? Mi sento un po' persa…”
Qui i nodi da sciogliere sono diversi. Il primo: vorrei vedere qualcosa di nuovo. Il secondo: vorrei avere uno stipendio e non un rimborso spese. Il terzo: come ricollocarsi in un ruolo diverso se prima ho fatto altro?
Quasi quasi, potrei dedicare la prossima newsletter proprio su questo tema, ma intanto iniziamo dal primo punto: ti consiglio di leggere bene le newsletter e seguire gli account social delle aziende che ti interessano. Da qui, potresti scoprire molti indizi e capire di cosa tratta il ruolo. Importantissimo è il network: chiedere informazioni e suggerimenti tramite la propria rete di conoscenze, oppure anche nel nostro canale Telegram potrebbe darti info preziose.
Come puntare a uscire dallo stage?
La prima strada è non accettarne altri, guardare cosa chiedono le varie posizioni da junior e valorizzarsi al meglio, descrivendo in maniera concreta gli incarichi e le competenze che abbiamo acquisito. Su questo in evidenza ci sono tutti i CV Check nelle storie. La seconda è ampliare le proprie scelte a quei ruoli (es. più legati alle vendite e alle performance) dove poter avere un contratto invece che uno stage. Come dicevo prima non significa “accontentarsi” ma ragionare secondo le proprie priorità. La terza, più temeraria, è quella di mettersi in proprio e strutturarsi come freelance: questa viene bene se abbiamo già un bacino di contatti o un certo numero di seguito sui social. Ultimo punto: come ricollocarsi in un ruolo diverso. Qua le mosse principali che ti suggerisco sono due: fare un’analisi delle competenze, sia tecniche che attitudinali che possiamo passare da un ruolo all’altro, e capire come colmare eventuali lacune. Consiglio sempre di investire in una buona formazione, utile anche per sviluppare un networking di contatti.
Per rispettare la lunghezza della newsletter, mi fermo qui ma a disposizione nelle storie per approfondimenti.
Solo link utili!
Questo mese è stato molto intenso, quindi ti riporto qui la lista dei link che ti saranno di sicuro utili 👇
🔵 Su Startupitalia ho parlato di:
🔵 Ho fatto un post LinkedIn chiedendo suggerimenti per delle iniziative gratuite di formazione: nei commenti ne trovi più di 100. Non perderlo!
🔵 Il 10 di Giugno partecipo a Future Shots di H-Farm College dove parlo di cambieranno le selezioni e di come valorizzare la nostra unicità in un futuro che corre veloce. L’evento fa parte di una settimana dedicata all’innovazione che ti invito a conoscere qui.
🔵 CORSI GRATIS perfetti se hai finito la scuola (ma devi essere maggiorenne), se hai all’Università e non hai più lezioni o stati cercando di riqualificarti per il tuo prossimo lavoro. EPICODE offre infatti dei corsi live, senza costi e su strumenti centrali nelle ricerche di lavoro odierne, ovvero:
dal 13 giugno - Fondamenti di Web Marketing: https://epicode.com/it/corso-gratuito-in-digital-marketing
dal 15 giugno - Excel e Analisi Dati: Corso online gratuito in Excel e Analisi Dati
dal 21 giugno - Wordpress e WooCommerce: Corso online gratuito in Wordpress & eCommerce
Le offerte di lavoro del mese
Leroy Merlin cerca manager di negozio per le sedi di Roma
Ho visitato le sedi di Generali Italia che ci sono a Milano e Mogliano Veneto (fantastiche!) trovi tutte le posizioni qui su Go Generali
Youthquake, è una giovane ma super brillante agenzia di comunicazione, sono stata con loro in questo reel.
Concludo con alcune risorse utili che mi chiedete molto spesso: