Immagine generata con Adobe Firefly
Questa newsletter è stata programmata una settimana fa, alla vigilia della mia partenza per un nuovo viaggio di gruppo. Uno di quei viaggi “da giovani”, dove ti fanno credere che troverai te stesso, mentre io, in realtà, ho una paura folle della FOMO e dell’idea di non pubblicare nulla per più di dieci giorni.
Negli ultimi cinque anni, la mia vita offline ha preso una direzione inaspettata: sono riuscita a diventare la persona che desideravo essere sette-otto anni fa, ma nel frattempo ho perso i punti di riferimento con i/le mie coetanee. O forse no?
Da quello che sento in giro, tra percorsi non lineari, longevità e continue reinvenzioni lungo tutta la vita attiva, forse dovremmo smettere di cercare modelli e medie aritmetiche a cui rifarci.
Con un pizzico di coraggio in più, oggi penso che le mie tappe non siano state lente: hanno semplicemente seguito le mie fasi di consapevolezza e necessità.
Grazie quindi a Federica, che ci invita a riflettere sui “late bloomer”. Anche se, verrebbe da chiedersi: late rispetto a chi, o a cosa?
PS: Un proverbio giapponese che mi ha sempre dato forza è 「置かれた場所で 咲きなさい」 (okareta basho de sakinasai), che significa “Fiorisci dove sei stata piantata”. Mi ricorda di costruire un mio posto, ovunque io mi trovi. Quindi, coraggio anche per questa nuova avventura sociale — magari, questa volta, senza le solite maschere.
Fabiana
In un mondo ossessionato dalla rapidità e dalla precocità, noi ‘‘late bloomers’’ rappresentiamo una sfida alle convenzioni sociali. Fiori tardivi che osano sbocciare fuori stagione, sfidando le aspettative sociali e i calendari prestabiliti.
Fioriture Fuori Tempo
Abbiamo passato tanto tempo a cercare di decifrare, di colmare i vuoti, di aspettare, che una parte di noi è rimasta intrappolata in quel meccanismo. Non è malinconia, è memoria muscolare del dolore: il cervello torna dove è stato ferito, sperando di riscrivere la storia. E le ferite non scompaiono subito—si chiudono, ma ogni tanto pulsano ancora, come se volessero ricordarci qualche irrisolto: una passione non coltivata, un lavoro che ci sta stretto, un percorso che non è il nostro.
Il cervello ripete lo stesso copione perché questo è il suo habitat naturale: la terra di nessuno tra il coinvolgimento e la fuga. E poi di nuovo la distrazione, l’ennesima zona grigia sperando di sentirci finalmente felici, da grandi.
La Grotta e la Luce
Ci siamo mossi per anni con la grazia emotiva di un mammut, noi abitanti di grotte interiori. Un po’ eremiti, un po’ con la torcia accesa procrastinando l’uscita dalla caverna. O, forse, speravamo di trovare qualcuno che avesse scoperto il fuoco per accendere una candela e farci compagnia.
Volevamo essere trascinati fuori per mano, noi cavernicoli. Non archetipi primitivi, ma abitanti dei nostri istinti più rudimentali, incapaci di elaborare le frustrazioni o di evolverci oltre la nostra tana impenetrabile. E quello che preferivamo era il rifugio sicuro del nostro guscio mentale, piuttosto che affrontare il mondo con la maturità ‘‘anagrafica’’ imposta da un diktat.
Resi emotivamente analfabeti e socialmente pigri, bloccati. Comunicando con grugniti emotivi anziché con parole chiare, come un animale braccato che si trincera dietro il buio delle proprie mura interiori, dopo anni di inconcludenti esposizioni al sole.
Abbiamo sempre avuto il vizio di portare lanterne nelle vite altrui, sperando che qualcuno volesse ammirare la luce insieme, solo che quel faro accecava noi per primi. Ora non dobbiamo più illuminare nessuno. Siamo in un posto in cui gli altri hanno già gli occhi aperti. Stavolta bussiamo e portiamo aria alla nostra stessa porta. E non c’è più bisogno di scavare cunicoli o abbattere pareti.
Radici Senza Istruzioni
Siamo stati fiori piantati in un terreno ostile, senza le cure giuste, eppure abbiamo trovato il modo di crescere lo stesso. Solo che, invece di sbocciare nei tempi standard, abbiamo dovuto costruirci la terra, cercare l’acqua, capire dove fosse il sole.
Ora che fioriamo, ci guardiamo intorno e vediamo chi è già in piena esplosione da un po’, con una crescita apparentemente più lineare. In pratica, abbiamo passato anni a costruire gli strumenti che non ci sono stati dati in dotazione alla nascita. Mentre qualcuno avanzava con il pilota automatico, noi dovevamo decifrare la mappa disegnata a matita, capire il motore, procurarci il carburante. Senza manuale d’istruzioni e navigatore integrato in una corsia con poco asfalto, più ostacoli e meno sostegni. Scarsi riferimenti e incoraggiamenti, ma in compagnia della nostra fame di altro.
Ci siamo inventati la terra prima ancora di poter piantare un seme. E adesso le radici sono più profonde. Senza l’inerzia di chi arriva presto, ma con la volontà e la coscienza di chi riconosce il proprio ritmo smettendo di inseguire quelli altrui.
Non è questione di talento o valore, ma di sentiero battuto o strade battute a colpi di machete. Eravamo “in ritardo” o stavamo usando un metro di misura che non ci apparteneva?
Meno acqua e poco sole. Forse il clima non era ideale perché ci ponevamo troppe domande, ma siamo maturati radicando consapevolmente per sostenere anche le prossime tempeste. Con un equilibrio che magari durerà più a lungo, proprio perché è stato guadagnato. E quanti altri fiori nel giardino dei temerari che cambiano rotta in età adulta? Eccoli là: i verdi multipotenziali, i blu anno sabbatico e i gialli insuccesso.
La Primavera dei Tempi Diversi
È evidente che la crescente individualizzazione dei percorsi di vita ha portato a una diversificazione delle traiettorie professionali e personali. Destreggiarsi in diversi campi è sempre più apprezzato nel mercato del lavoro moderno. Le aziende cercano figure capaci di adattarsi a contesti dinamici e globali, riconoscendo che tali qualità rappresentano un vantaggio competitivo.
Questa versatilità permette di intercettare cambiamenti generazionali ed economici. Ecco perché le pause strategiche dalla routine lavorativa o accademica offrono l’opportunità di sviluppare soft skills come leadership, gestione del tempo e networking. I periodi di latenza possono essere utilizzati per master o workshop, preparandosi per una carriera in un settore diverso o migliorando la propria posizione nell’attuale lavoro. Sport all’aria aperta, viaggi, meditazione, yoga e nuove esperienze, anche durante un ozio letargico, aiutano a ridurre lo stress, migliorare il sonno e rafforzare la salute psicofisica.
La capacità di adattarsi, apprendere rapidamente e innovare sono qualità sempre più ricercate e valorizzate e richiedono una fioritura lenta. L’autorealizzazione non è una corsa contro il tempo, ma un viaggio personale che può iniziare in qualsiasi momento. La società dovrebbe riconsiderare le proprie aspettative riguardo alle tappe canoniche e riconoscere il valore della diversità (vulnerabilità compresa).
Ciascun bocciolo è raro e non segue la stagione degli altri, perché non ha le stesse condizioni.
Osservando troppo, rischiamo di non vivere; se viviamo troppo, rischiamo di non capire.
Eppure, se la sensazione del ‘‘fuori sincrono’’ ti sfiora la mente, non significa che è ancora inverno—è la tua memoria emotiva che fatica a disinstallare un vecchio schema. Ma la differenza è che ora sai riconoscerlo. E questo, più di tutto, significa che ne sei già fuori. Ed è primavera 🌸
Federica Celeste
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Che bella questa storia raccontata così. Questa newsletter mi ha parlato in un modo che non mi aspettavo. È stato davvero come sentirmi raccontare qualcosa che conoscevo già a memoria, ma da una prospettiva del tutto diversa: all’improvviso tutto ha senso. Cambi la narrazione e cambia tutta la percezione delle cose vissute fino a qui, l'approccio alla vita. Un po' tutto.
Grazie per aver condiviso questo numero di FARO: è appena diventato uno di quei post da salvare per andarlo a rileggere ogni volta che "ti perdi un po'". 🙏🏻